Non è difficile progettare una reale uscita dalla crisi del mercato immobiliare. Certo, essa è parte di una crisi più generale, ma questo mercato è anche capace, da solo, di essere volano di un’intera economia. Si immaginano facilmente quali debbano essere le caratteristiche di un immobile molto appetibile per gli acquirenti, in base alla sua zona di ubicazione. Domanda: è economicamente conveniente dotare un immobile di queste caratteristiche? La risposta dipende dal rapporto “incremento di valore/costo del miglioramento”: quanto più questo è superiore all’unità, tanto più alta sarà la convenienza ad intervenire. E qui si ritorna al quesito iniziale: come uscire dalla crisi immobiliare? Risposta: creando un circolo virtuoso come quello che segue.
- Il pubblico dota le città, progressivamente, delle dotazioni esterne gradite agli acquirenti: strade curate, arredi urbani, sicurezza, traffico scorrevole, parcheggi agevoli, verde pubblico, strutture ricreative;
- i privati hanno convenienza a edificare o riqualificare gli edifici perché il nuovo contesto urbano innalza le quotazioni di mercato;
- gli acquirenti possono comprare immobili migliori, in un contesto migliore e a prezzi comunque più bassi del passato per effetto della crisi del settore;
- la ripresa dei volumi di compravendita crea ricchezza e occupazione in tutta la filiera immobiliare: imprese edili, professionisti, produttori di materiali, di impianti e di arredi, ditte di trasporto, ecc
- il settore pubblico vede aumentare le proprie entrate tributarie dalle imposte di compravendita, contributi delle pratiche edili, iva e ires delle aziende coinvolte, ecc.
Questo processo è quanto normalmente avviene in qualunque città sana, governata con equilibrio e media lungimiranza. In molte città italiane, si tollera invece che il possibile venga proposto come l’eterno impossibile.